Terza Rassegna Biennale d'Arte Contemporanea
a cura di Giuseppe Onesti.
Centro Comunitario - Area festeggiamenti, San Giovanni di Casarsa (PN)
7 - 24 Giugno 2014
Inaugurazione Sabato 7 Giugno 2014, ore 18.30
Mostra Collettiva al femminile, le Artiste presenti:
MARISA BIDESE
LORETTA CAPPANERA
NADIA COSTANTINI
GEA D'ESTE
MARTA POLLI
GLENDA SBURELIN
Una grande affluenza di pubblico ha preso parte all'Inaugurazione, ringrazio il Sindaco, Giuseppe Onesti per la curatela, tutti i partecipanti ed amici che hanno preso parte all'evento! Una mostra di grande rilievo, personalità di spicco del mondo dell'arte contemporanea del nostro territorio, dalle espressioni molto differenti tra loro, capaci di formulare nuovi linguaggi dell'arte, avvalendosi sia di tecniche tradizionali in grado di trasformarsi in soluzioni sempre nuove ed incisive, sia di soluzioni installative che sperimentano i più svariati materiali, con esiti di forte impatto. Una mostra per tutti i gusti, insomma, che resterà visitabile fino al 24 giugno... non perdetela! Il catalogo è disponibile in sede.
Grazie a Paola Voncini per il suo intenso e puntuale testo critico!
Glenda Sburelin nasce come
illustratrice per l’infanzia portando con sé anche nelle sue opere pittoriche e
ceramiche tutto un mondo di personaggi fantastici che paiono uscire da una
immaginaria wunderkammer ovvero una “stanza
delle meraviglie” che riaffiora nell’atto creativo dai meandri del suo subconscio.
A prima vista i soggetti rappresentati suscitano
turbamento, una combinazione di diverse emozioni che variano dalla malinconia
al senso di repulsione all’istinto di protezione. Sono personaggi muti,
indifesi, che a volte possono apparire mostruosi loro malgrado, ma da cui
emerge una sostanziale vulnerabilità, come nella scultura insetto/bambino con
sei arti rovesciato a pancia in su, disarmante per quanto è inerme o la
bambina/pesce impossibilitata a muoversi come fosse una balena spiaggiata. Ritratti
nella solitudine delle proprie fragilità, sono esseri che esprimono se stessi
nel momento in cui vengono rappresentati con il loro carico di vissuto che si
portano addosso, come tutti noi. Spesso infatti incorporano come incrostazioni
oggetti del quotidiano, guanti, bottoni, confezioni di pastiglie, tappi del
lavello, forbici ed altro, come nella tela con ritratto di donna. E’ la
rappresentazione del processo di stratificazione di esperienze, emozioni,
ricordi letti attraverso quegli oggetti, colmati di significati personali,
oggetti che hanno perso la loro funzione ma che rimandano al vissuto che ha
costruito ed è parte integrante della nostra identità presente.
Sburelin propone un punto di vista che
traduce in immagini, attraverso una notevole padronanza tecnica, ciò che vive
al di là del visibile, un bagaglio che ognuno porta con sé e che rappresenta la
parte reale dell’esistenza.
Lo sguardo si sposta verso la visione
di un tempo e di luoghi sconosciuti, ma che divengono ora immagine visibile del
passato invisibile.
Molti simboli ritornano (come il cuore,
i cerchi, la tazza) stimolandoci ad entrare nel seducente universo poetico e
onirico dell’artista. La metafisica degli oggetti tenta di cogliere una verità
interiore, misteriosa e magica che sta dietro il senso apparente delle cose.
L’arte diventa allora una necessaria terapia nei confronti della follia; ciò
che separa arte e follia è un recinto entro cui le pulsioni si materializzano
nell’espressione creativa. Come affermava Louise Bourgeois: “L’arte è una
garanzia di salute mentale”.
Paola Voncini